“Firmare la petizione non serve a nulla”. “E’ tutto inutile”. “Ma cosa credono di risolvere?” Queste alcune delle osservazioni che i colleghi ci riferiscono come reazione alla petizione che abbiamo lanciato. Conoscendo l’ambiente, visto che ci navighiamo da una trentina d’anni, di certo ce lo aspettavamo. D’altronde tali reazioni non sono che la Polaroid di un Paese alla deriva, nel quale gran parte dei cittadini sono così ignavi da non curare neanche più i loro interessi diretti. Gli esponenziali aumenti del costo della vita di questi giorni restituiscono un quadro immobile e desolante.
D’altronde non potremmo pretendere l’adesione, a questa o ad altre rivendicazioni, da parte di colleghi che nel Pubblico Impiego ci sono entrati attraverso il provvidenziale calcio in culo dell’onorevole o dell’incappucciato di turno e che pertanto, grati alla “Divina Provvidenza”, si sentono già appagati così, nella perenne attenzione, che li accompagnerà per tutta la vita, a non urtare la suscettibilità del manovratore. Poi ci sono i colleghi dai quali “giustamente” non possiamo aspettarci alcuna partecipazione perchè a loro il manovratore fa avere incarichi, commissariamenti, posizioni speciali e prebende di varia natura, nascoste tra i meandri e le pieghe ministeriali. Tutti soggetti ovviamente che a sentirli, incastrati dietro le loro scrivanie e con la porta della stanza ben chiusa, sarebbero pronti ad issare la bandiera dei diritti dei funzionari, correndo a petto nudo contro i Palazzi ministeriali per occuparli.
E poi ci sono i colleghi che stanno firmando perchè magari l’iniziativa non raggiungerà l’obiettivo prefissato ma, nel dubbio e visto che non costa nulla, la firma la appongono perchè, comunque, il dissenso verso i decisori lo vogliono far sentire, anche attraverso una voce flebile. Mettendoci la faccia.
Troppi errori sono stati fatti sulla nostra pelle a partire da una privatizzazione del Pubblico impiego spacciata dai rappresentanti sindacali dell’epoca come la panacea di tutti i problemi della PA e rivelatasi un clamoroso autogol per il quale nessuno ha pagato. Come d’altronde ogni riforma che ha peggiorato la Pubblica Amministrazione e i suoi dipendenti ormai appiattiti e ammassati. Ma a queste latitudini gli errori, l’incapacità, la mancanza di visione e la cura di interessi di parte non si pagano. Così è. Tuttavia almeno una certezza l’abbiamo e l’avremo: il silenzio dell’ignavo è sempre complicità.